Milano, nuova emergenza sociale per lo sblocco dei licenziamenti. Un dramma che coinvolge migliaia di cittadini

Milano, nuova emergenza sociale per lo sblocco dei licenziamenti. Un dramma che coinvolge migliaia di cittadini

Un nuovo spettro danza per l’Italia, e Milano non fa eccezione. Lo sblocco dei licenziamenti porta con sé drammi sociali e difficoltà economiche a volte molto gravi per migliaia di famiglie. In questi ultimi mesi, nonostante lo stop ai licenziamenti, in Italia quasi un milione di persone ha perso il lavoro. Su questa base dobbiamo ragionare per comprendere quale bomba sociale potrebbe verificarsi se non si comincerà a cambiare la politica economica del Paese. Non basta infatti promettere sussidi o più cassa integrazione, è tutto un sistema che fatica a reggere. E dobbiamo ricordare che nuova disoccupazione significa anche riduzione dei consumi, in una spirale al negativo.

Fabio Pennati, segretario generale della Uiltec Milano e Lombardia, spiega che “solo su Milano stimiamo nei nostri settori da 500 a mille persone licenziate in questa prima fase”. La situazione nel milanese, con un ceto medio sempre più provato e in crisi, è davvero preoccupante. Domani il colosso farmaceutico Sanofi incontrerà i sindacati per discutere su un piano con 45 esuberi in Lombardia.

Nel settore metalmeccanico si preparerebbero a licenziare multinazionali come la Abb a Sesto San Giovanni, e ditte più piccole come la Eurovalve di Opera e la Bio-Rad di Segrate. Sono i primi effetti dello sblocco per settori come industria manifatturiera ed edilizia, mentre lo stop con cassa Covid resterà fino al 31 ottobre per i comparti legati alla moda. Le aziende in stato di crisi potranno chiedere 13 settimane di Cigs gratuita.

I sindacati parlano di situazioni esplosive nella chimica e nella cosmetica, ma soprattutto nel tessile in proiezione futura. In più ci sono i licenziamenti individuali finora bloccati dalla legge, difficili da stimare. Anche ditte di settori non direttamente coinvolti nella crisi sbloccano piani di riorganizzazione e tagli finora congelati. Nel metalmeccanico l’elenco delle situazioni a rischio fra Milano e hinterland si allunga: Eurovalve di Opera, il Gruppo Aturia di Gessate, Ingersoll, Abb, la milanese Signify, la Geolog di San Giuliano. E questo è solo l’inizio. Mentre nessuno pensa a nuove politiche economiche, i cittadini sono travolti dalla crisi e l’economia diventa sempre più una cosa per pochi. I numeri, anche nei casi in cui sembrerebbero positivi, non sempre raccontano la realtà. Come per i polli di Trilussa bisogna guardare chi mangia e chi no.

Il candidato sindaco Gianluigi Paragone pronto a “suonarle” a tutti

Il candidato sindaco Gianluigi Paragone pronto a “suonarle” a tutti

Intervista completa su L’Eco di Milano e Provincia: https://ecodimilanoeprovincia.it/cronaca/milano/intervista-candidato-sindaco-gianluigi-paragone/
Intervista del 28 Giugno 2021

Già Direttore de La Padania e vicedirettore di Libero, personaggio televisivo apprezzato per la conduzione di importanti programmi, vicedirettore in Rai, ideatore e conduttore a La7 de “La Gabbia”, trasmissione “scomoda” di grande successo, è noto – oltre che per le grandi competenze professionali – per la sua simpatia, la capacità di coinvolgere, la sua assertività e, non da ultimo, per essere un cantante rock con grande voce e perizia alla chitarra.

Gianluigi, come è nata la tua candidatura? 
Innanzitutto ci tengo a dire che la mia è una candidatura politica a tutto tondo, con forti connotazioni ideologiche, per una città che ha grande vocazione politica. Milano viene descritta come una città internazionale, moderna e ricca. Ma le file alla Caritas, i negozi che chiudono, le periferie degradate e i quartieri lasciati in mano alle organizzazioni criminali raccontano una storia differente. Perciò con la mia candidatura voglio offrire ai milanesi un’idea, un progetto per una Milano diversa. Il mio è l’unico programma alternativo rispetto alle proposte di Sala e del centrodestra, che fra l’altro sono perfettamente sovrapponibili. Non a caso ho affermato recentemente che Sala sarebbe un canditato perfetto anche per la coalizione di Berlusconi, Salvini e Meloni. La mia invece sarà una voce fuori dal coro contro l’omologazione della politica. La mia idea per Milano pone i milanesi al centro della vita della città, contro lo strapotere della finanza speculativa e delle multinazionali. La mia sarà la Milano dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione: diritto al lavoro, alla casa, alla sanità, all’istruzione e alla sicurezza. E, ultimo ma non ultimo, il diritto a un’opportunità. Milano deve tornare a offrire opportunità alla sua gente, come è sempre stato in passato recente e come oggi non è più. 

>>> L’INTERVISTA COMPLETA SU L’ECO DI MILANO E PROVINCIA <<<

COMUNICATO STAMPA: Gianluigi Paragone Sindaco di Milano. Conferenza stampa lunedì 21 giugno alle Stelline

LUNEDI 21 GIUGNO ALLE ORE 11, PRESSO IL PALAZZO DELLE STELLINE, GIANLUIGI PARAGONE INCONTRERA’ LA STAMPA PER PRESENTARE LA PROPRIA CANDIDATURA A SINDACO DI MILANO.

Una candidatura alternativa per una Milano diversa. Una voce fuori dal coro contro l’omologazione della politica. Un progetto per Milano che metta al centro della vita della città i milanesi, e non la finanza speculativa e le multinazionali. Un programma fondato sul rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini previsti dalla Costituzione, a partire da lavoro, casa e sanità. Gianluigi Paragone presenterà la sua candidatura a Sindaco di Milano con una conferenza stampa che si terrà Lunedì 21 giugno alle ore 11 al Palazzo delle Stelline a Milano, in Corso Magenta 61.

Paragone: “Perché mi candido”

I continui episodi di violenza e degrado che riempiono le cronache milanesi hanno origine dalle crescenti disparità sociali, dal disagio di intere generazioni abbandonate a sé stesse e dall’abbandono dei quartieri nelle mani della malavita

Milano, disagio sociale e abbandono generazionale non si nascondono dietro a una mascherina

Se volessimo fare una lista degli episodi di violenza, singoli o di massa, che nelle ultime settimane hanno occupato le cronache milanesi non basterebbe un solo articolo. Abbiamo assistito, in questi giorni, a un campionario di fatti ripetitivi, spesso sconcertanti, a volte tristemente fantasiosi. Come quando due pregiudicati di origine marocchina hanno pensato di usare due incolpevoli pittbull per commettere rapine in strada. Poi li hanno aizzati contro i poliziotti. E questo testimonia il senso di impunità nel quale vivono certe categorie. Non a caso. Notizie, immagini e filmati di risse gigantesche e violente si susseguono in rete, spesso girate con i telefonini da passanti increduli. Furti ed episodi di bullismo si moltiplicano, anche ai danni di ragazzini indifesi in pieno centro o nelle piazze del lusso e dei simboli di modernità. Poi ci sono i regolamenti di conti fra bande criminali: episodi che hanno origine da una situazione che evidentemente genera imbarazzo in chi amministra la città. Intere generazioni di psicologi molto apprezzati in certi ambienti hanno spiegato per decenni come violenza e disordini si generino quasi sempre a causa delle sperequazioni sociali. Nel caso dei giovani, da un senso di mancanza. Quella di libertà per il lockdown e le limitazioni, come in molti si affrettano a sottolineare. Stranamente però si ignora il senso di ingiustizia per una città in cui le disparità sociali aumentano di giorno in giorno. O quello di precarietà per un futuro che alle giovani generazioni sembra grigio e privo di opportunità. O ancora, interi quartieri sono in mano alla malavita. Lo sanno tutti, e tutti sanno che in quelle zone vige una legge che non è quella che vale per i comuni cittadini. Ancora, la mancata integrazione di persone, soprattutto gli irregolari, che arrivano da altri Paesi in cerca di un avvenire migliore. Rischiano la vita in mare per poi trovarsi soli e abbandonati, sfruttati come manodopera dai criminali per sopravvivere. Tutti argomenti che ai sacerdoti del politically-correct non piace ascoltare. Eppure, quando si parla di violenza e criminalità a Milano non si può dimenticare che, insieme alla sacrosanta richiesta di interventi da parte delle istituzioni, si sta parlando anche di questo. Di una costruzione sociale che fa acqua da tutte le parti. Di finanza speculativa e multinazionali che si impossessano di parte della città escludendo i milanesi. Di giovani abbandonati a sé stessi. Di persone precipitate in un gorgo di povertà e costrette a fare la fila alla Caritas per mettere qualcosa in tavola. Se si vogliono capire le cause dell’escalation di episodi di violenza e di bullismo a Milano bisogna cominciare da qui, anche se può risultare doloroso. Perché è la cronaca di un fallimento che ha radici lontane e che continua a perpetuarsi nelle scelte di oggi.

Milano, disagio sociale e abbandono generazionale non si nascondono dietro a una mascherina

Milano, disagio sociale e abbandono generazionale non si nascondono dietro a una mascherina

Se volessimo fare una lista degli episodi di violenzache nelle ultime settimane hanno occupato le cronache milanesi non basterebbe un solo articolo. Abbiamo assistito, in questi giorni, a un campionario di fatti ripetitivi, spesso sconcertanti, a volte tristemente fantasiosi. Come quando due pregiudicati di origine marocchina hanno pensato di usare due incolpevoli pittbull per commettere rapine in strada. Poi li hanno aizzati contro i poliziotti. E questo testimonia il senso di impunità nel quale vivono certe categorie. Non a caso. Notizie, immagini e filmati di risse gigantesche e violente si susseguono in rete, spesso girate con i telefonini da passanti increduli. Furti ed episodi di bullismo si moltiplicano, anche ai danni di ragazzini indifesi in pieno centro o nelle piazze del lusso e dei simboli di modernità.

Ci sono poi i regolamenti di conti fra bande criminali: episodi che hanno origine da una situazione che evidentemente genera imbarazzo in chi amministra la città. Si sa che violenza e disordini si generano molto spesso a causa delle sperequazioni sociali. Nel caso dei giovani, da un senso di mancanza. Quella di libertà per il lockdown e le limitazioni, come in molti si affrettano a sottolineare. Stranamente però si ignora il senso di ingiustizia per una città in cui le disparità sociali aumentano di giorno in giorno. O quello di precarietà per un futuro che alle giovani generazioni sembra grigio e privo di opportunità. Poi ci sono i quartieri in mano alla malavita. Ancora, la mancata integrazione di persone, soprattutto gli irregolari, che arrivano da altri Paesi in cerca di un avvenire migliore. Rischiano la vita in mare per poi trovarsi soli e abbandonati, sfruttati come manodopera dai criminali per sopravvivere.

Tutti argomenti che ai sacerdoti del politically-correct non piace ascoltare. Eppure, quando si parla di violenza e criminalità a Milano non si può dimenticare che, insieme alla sacrosanta richiesta di interventirivolta delle istituzioni, si sta parlando anche di questo. Di una costruzione sociale che fa acqua da tutte le parti. Di finanza speculativa e multinazionali che si impossessano di parte della città escludendo i milanesi. Giovani abbandonati a se stessi. Di persone precipitate in un gorgo di povertà e costrette a fare la fila alla Caritas per mettere qualcosa in tavola. Se si vogliono capire le cause dell’escalation di episodi di violenza e di bullismo a Milano bisogna cominciare da qui, anche se può risultare doloroso. Perché è la cronaca di un fallimento che ha radici lontane e che continua a perpetuarsi nelle scelte di oggi.